Centro direzionale della Regione Sicilia
Centro direzionale della Regione Sicilia
Uffici
Il processo progettuale, inteso come processo di conoscenza, si è fatto carico di perseguire, sotto la specie della disciplina architettonica, i valori della Sicilia.
Si è avviato il processo progettuale chiamando a raccolta competenze, le più diverse, tutte legittimate dalla interdisciplinarietà propria dell’architettura e della sua permeabilità ad una serie molteplice di sensibilità e conoscenze tecniche, operando dall’inizio con il metodo del brain storming, in cui funzionalità e statica, aspetti impiantistici e salvaguardia dei valori ambientali, specificità del sito e relazioni paesistiche ad ampia scala, ed altri aspetti ancora, reclamano per sé una supremazia comprensibile e tuttavia difficilmente riconducibile a sintesi complessa ma efficace.
Il centro direzionale che qui di seguito si propone ha dunque non soltanto una valenza amministrativa e funzionale, ma è prima di tutto un simbolo: dovrà essere il primo grande edificio pubblico costruito nella Sicilia Regione autonoma, rilanciare una vasta area di Palermo, che a partire da via Ugo La Malfa e dall’area attualmente occupata dagli edifici destinati all’Assessorato Regionale dell’Ambiente, è stata soggetta ad una urbanizzazione senza qualità e senza cura degli spazi e dei servizi pubblici. Il nuovo Centro Direzionale, destinato a riunire in un unico complesso gli uffici degli assessorati regionali e quelli dei dipartimenti; gli uffici periferici e gli uffici speciali oltre ai dipartimenti della Presidenza della Regione, avrà dunque una importante valenza rappresentativa delle Istituzioni oltre a fornire il vantaggio della concentrazione di più servizi al cittadino in un’area relativamente limitata e circoscritta. Segnale visibile ad ampio raggio delle istituzioni che rappresenta, simbolo di innovazione pur nella continuità della tradizione, sensibile alle più avanzate soluzioni tecnologiche, in termini di ambiente, efficienza energetica, comfort abitativo e qualità architettonica complessiva, il progetto che qui si propone per il nuovo Centro Direzionale ha l’ambizione di diventare il volano di rigenerazione di una intera parte di città, alla pari delle più avanzate esperienze italiane ed europee.
Nella proposta qui descritta si evidenziano i seguenti punti caratterizzanti:
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Presa d’atto della dimensione dell’area assegnata, in parte ridotta rispetto ad altri casi analoghi di grandi edifici amministrativi;
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Riconoscimento delle uniche vie di accesso carrabili/pedonali dall’esterno dell’area;
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Caratteristiche d’uso dell’asse attrezzato industriale/commerciale della via Ugo La Malfa e sua ridotta vocazione pedonale;
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Valenze paesaggistiche estese su di un bacino percettivo di grande valore ed ampiezza geografica;
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Volontà di rispettare le richieste di funzioni e spazi;
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Individuazione, nella tipologia a torre, della forma più efficace per rendere una sintesi tra i vincoli e le sollecitazioni espressi dal tema e dal sito, anche in ragione dei valori simbolici connessi con questa conformazione;
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In questa morfologia semplice e chiara si è ritenuto possano condensarsi le risposte alle molteplici sollecitazioni tecniche e formali, alle aspettative simboliche ed ai riferimenti materiali, selezionati come temi e sottotemi da indagare e riproporre.
“L’architettura pura è un cristallo”, scriveva Giò Ponti, ed il concept del progetto qui proposto è un monolite di cristallo, di oltre duecento metri di altezza, su forma parzialmente chiusa e regolare. In pianta è un triangolo che suggerisce la forma della Sicilia di cui diventa il simbolo; in alzato è un grattacielo che “a filo di facciata riflette il cielo” smaterializzandosi nei piani alti. La torre si impianta su di un suolo che, per contrappasso, simula la forma tettonica di grandi placche organiche, creando percorsi scavati e zone d’ombra. Un frammento di paesaggio mediterraneo viene qui riproposto nelle piantumazioni, nelle essenze scelte, nella presenza dell’acqua, nei colori e nei profumi tanto familiari ai siciliani e tanto simili ai loro giardini. La volontà di chiamare a raccolta “materiali progettuali” eterogenei tra loro, si è concretizzata in un unico complesso dialogante: da una parte l’architettura densa e conclusa della torre, potente e nuovo segno verticale nello skyline della città, dall’altro il suo radicamento al suolo che si estende ai piani interrati per gran parte del lotto.
La mediazione tra immanenza e trascendenza, implicita nel riferimento formale-simbolico, avviene nei livelli da -1 a 0 ove trovano posto le funzioni di servizio non specificamente rivolte alla vita degli uffici, quanto orientate alla condivisione comunitaria con il contesto urbano e produttivo.
A livello del piano urbano si privilegiano lo spazio pubblico ed i servizi offerti ai cittadini.
Alla base della torre, uno spazio vuoto realizza, al primo livello interrato, una vasta piazza, raggiungibile da tre diverse direzioni con larghi piani inclinati. La piazza inoltre costituisce il livello di accesso alla molteplicità di servizi suggeriti dal bando e si configura con un profilo organico contrapposto al grande triangolo che lo sormonta, ombreggiandolo e fornendo riparo. Il primo livello costituisce uno spazio di relazione tra la sottostante piazza pedonale e i piani in elevazione, tutti a destinazione operativa per uffici
Il valore architettonico dell’intero complesso deriva dalla capacità di armonizzare tutte le componenti, da quelle tecniche a quelle strutturali, materiche, tecnologiche, funzionali, distributive, spaziali ecc. La qualità deriverà dalla integrazione di tutti gli elementi in gioco, al fine di creare un pezzo di città ad alto potenziale attrattivo e ad altissimo comfort lavorativo per i numerosi addetti che frequenteranno quotidianamente gli spazi della torre.
Altro elemento caratterizzante il concept della proposta progettuale è la sequenza di ‘serre’ sovrapposte sul lato sud della torre: arretrando terrazze e ballatoi secondo un andamento curvilineo verso l’interno, si determina uno svuotamento parziale ed una sovrapposizione libera dei piani. Questa soluzione, nata da una esigenza di mitigazione climatica e dalla consapevolezza che edifici di tal genere devono essere architetture ‘attive’ in termini di efficienza energetica e sostenibilità ambientale, diventa altresì un potente dispositivo formale: rompe la prevedibilità del cristallo compatto e determina visivamente uno scavo ombreggiato e verde a varie ondulazioni, stemperato dalla trama sottile della facciata che ricostituisce sul perimetro, la figura del triangolo.
Inoltre, le serre verticali, per ricchezza cromatica e scelta di essenze, sembrano raccordarsi al suolo e portare anche in altezza, negli spazi degli uffici dal carattere globale, elementi di identità locale
Il progetto, di un edificio così alto, richiede di coniugare struttura, forma e funzioni. La sinergia che si è creata con gli specialisti delle strutture, degli impianti, degli aspetti tecnologici fin dalle prime elaborazioni, ha portato complessità e coerenza alla forma finale ed ha costituito da subito un banco di prova per le verifiche successive. L’approccio metodologico è stato dunque determinato dalla straordinarietà della tipologia prescelta e dalla volontà di coinvolgere una pluralità di competenze ed esperienze. A seguito di un attento lavoro di analisi relativo ai vincoli di tipo geometrico, altimetrico, orografico e prestazionale espressi dal sito, (secondo quanto evidenziato nel Bando di Gara), si è approdati, per successive considerazioni, alla scelta tipologica dell’edificio a torre che meglio di ogni altra ipotesi riduce al minimo la occupazione di suolo, addensando nella forma compatta del prisma gran parte delle funzioni e restituendo alla città una vasta area a uso pubblico.
Questa scelta ha di fatto costituito l’atto fondativo della scelta architettonica ed ha richiesto una immediata verifica di tutti gli altri aspetti che concorrono, in estrema sintesi, alla definizione della forma finale. Una metodologia che mette al riparo sia da formalismi gratuiti che da autoreferenzialità degli aspetti specialistici. L’approccio metodologico in definitiva ha avuto come obiettivo quello di armonizzare tutte le componenti e di accordarle in modo organico con gli strumenti del progetto di architettura.
Infine l’approccio metodologico perseguito ha tenuto fermi gli obiettivi già espressi dal bando: ovvero di creare una centralità territoriale di alto valore iconico, architettonico ed urbano; di porre attenzione a soluzioni innovative dal punto di vista tecnologico, ambientale ed impiantistico; di garantire comfort degli spazi di lavoro e servizi pubblici per la collettività; di portare valore aggiunto ad un paesaggio urbano dequalificato, ed infine di rigenerare l’intero quadrante di questa parte di Palermo diventandone una polarità di eccellenza.
I caratteri del contesto urbano di questa parte di Palermo hanno certo influito sul concept insediativo già descritto, ma possiamo anche affermare in questo caso che il progetto qui proposto nel suo complesso, ambisce a farsi contesto esso stesso ed a orientare il futuro di questa parte di città, rigenerandola. Infatti, in questo caso il contesto immediato è costituito da un’area industriale in continua trasformazione verso usi legati alla logistica ed al commercio. Questa condizione, diffusa nelle città italiane a carattere metropolitano si verifica anche a Palermo dove la situazione si complica a causa di uno sprawl di villette residenziali, costruite in pseudo lottizzazioni negli interstizi fra le fabbriche dismesse.
La scelta progettuale adottata, nel nostro caso, non può quindi che mettersi in rapporto, strutturale e paesistico, con le aree circostanti ad ampio raggio, innescando un rapporto fecondo con il bacino percettivo che si estende per chilometri, inglobando al suo interno una varietà di condizioni ambientali, urbanistiche, orografiche, paesaggistiche che praticamente corrispondono all’intera città; dall’arco dei monti che la conterminano fino ai tre golfi (di Sferracavallo, di Mondello, e di Palermo) che la caratterizzano sul versante del waterfront.
In questo senso il complesso qui proposto si confronta con altri landmarks della città, con le sue stratificazioni storiche, con le architetture di epoche differenti e con le trasformazioni urbane avvenute nel tempo quali l’area del Palazzo Reale, la Torre Pisana e il campanile della Cattedrale; il “castello” Utveggio (pasticcio stilistico dei primi novecento che svetta su di uno sperone pensile sulla città); le cupole delle chiese del centro storico, ogive controriformiste che segnano la dominanza della istituzione religiosa come unica fonte del welfare, il cosiddetto grattacielo INA e pochi altri.
Il Nuovo Centro Direzionale dovrà essere un Polo territoriale, per la natura delle funzioni e dei servizi di cui dispone e per il grado di attrattività che saprà attivare. La visibilità del monolite di cristallo, la concentrazione di funzioni e di servizi accessibili ai cittadini, oltre al flusso costante dei quattromila dipendenti previsti, sarà in grado di mettere in moto anche il contesto di prossimità, tirandone fuori le potenzialità inespresse.
A questa forte presenza comunicativa nello skyline della città, si è pensato dovesse corrispondere una necessaria semplificazione stilistica del manufatto, al fine di renderlo percepibile a grande distanza senza necessità di attivare improbabili confronti con cose esistenti, ma con l’intento di rappresentare un unicum che possa assurgere a valore di nuovo inizio per possibili futuri esiti della contemporaneità.
L’area del nuovo Centro Direzionale ricade in un settore della città ritenuto strategico per il futuro sviluppo metropolitano di Palermo. La destinazione a Polo Territoriale già sancita con l’approvazione dello Schema di Massima della Variante Generale al PRG Palermo 2025, ed il futuro Centro Direzionale sono programmi attualmente sostenuti anche dall’amministrazione comunale, che si appresta a promuovere e sostenere la necessità di un potenziamento infrastrutturale. La accessibilità già garantita in parte dal trasporto pubblico su ferro (metropolitana e ferrovia) è un requisito necessario per garantire alla futura struttura urbana le qualità attese di polarità, centralità e attrattività.
Attualmente il tessuto urbano a breve raggio dal sito dell’edificio consiste in una strada, un giorno pensata come circonvallazione, ai margini della quale si sono addensati nel tempo, gli ultimi 40 anni circa, capannoni e villette, come si è già detto.
Ne risulta una realtà del tutto priva di elementi emergenti, sia come altezza che come rango; si tratta di un paesaggio suburbano generico, privo di qualità, senza elementi identificativi che non siano grandi insegne pubblicitarie lungo le strade di scorrimento.
L’area prescelta però costituisce il punto estremo di questa condizione urbana: la maggiore distanza dal consolidato storico e della città borghese e la sua prossimità alle falde dei monti Cuccio e altri vicini fanno sì che vi si avverta una qualche ridotta naturalità residuale.
Diverso invece sarebbe il discorso attinente alla distanza dal cuore pulsante del consolidato urbano, questo, per la presenza della linea ferroviaria con carattere di metropolitana, munita di stazione in adiacenza al confine a nord dell’area e alla parallela sede del collettore infrastrutturale, costituito dalla autostrada Palermo – Trapani, rendono l’area accessibile con tempi indipendenti dalla distanza chilometrica, collegandola validamente con il centro cittadino. Le trame geometriche del contesto sono particolarmente assenti, così come altri elementi naturali o artificiali che possano fornire elementi di riferimento, target cui orientare, per coerenza o per differenza, le trame del nuovo edificio. Per l’eccezionalità delle dimensioni del manufatto di cui alla presente relazione quindi, si immagina che esso stesso costituisca nel contesto urbano un landmark peculiare non influenzato da quello esistente, debole e informe.
Appare quindi legittimo sostenere che il sito progettuale, una volta statuito da responsabilità politiche e quindi non disciplinari sia depotenziato rispetto alla responsabilità di informare un contesto urbano quasi definitivamente configurato. Da qui deriva il principio insediativo che riconosce all’edificio a torre una valenza, forse unica, che attiva una nuova relazione con quanto consegnatoci dalla storia e dalla attualità.
Il fotomontaggio che si illustra di seguito testimonia il destino delle scelte operate in relazione all’inserimento urbano del Centro Direzionale. Esso, grazie alla sua dominanza altimetrica, attiva relazioni con un contesto a scala geografica nel quale le sedi istituzionali della città sembrano voler tra loro dialogare.